Testata giornalistica destinata agli operatori del settore delle sigarette elettroniche - Registrazione Tribunale di Roma: 234/2015; Registro Operatori della Comunicazione: 29956/2017 - Best Edizioni srls, viale Bruno Buozzi 47, Roma - Partita Iva 14153851002

SVAPOWORLD – Notizie internazionali dal 9 al 15 giugno

Secondo un recente sudio firmato da Derek Yach, Cheryl Olson, Delon Human e Karl Fagerström, gli strumenti a rischio ridotto solo nel Medio Oriente potrebbero salvare quasi due milioni di vite umane.

Medio OrienteRapporto: altro che Oms, gli strumenti di riduzione del danno possono salvare 1,8 milioni di vite
Più di 1,8 milioni di vite potrebbero essere salvate entro i prossimi 40 anni sostituendo gli sforzi di controllo del tabacco diretti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità con l’impiego di prodotti come vaporizzatori e sigarette elettroniche, snus e sacchetti di nicotina. È quanto emerge da un rapporto intitolato “Tobacco harm reduction and better treatment could save nearly two million lives in selected countries in the Middle East”, firmato da nomi noti del mondo medico internazionale e sostenitori dell’harm reduction come Derek Yach, Cheryl Olson, Delon Human e Karl Fagerström. Il paper focalizza un’area geografica e sociale complessa e delicata anche sul piano sanitario come il Medio Oriente. I ricercatori hanno studiato l’impatto del consumo di tabacco in sette paesi del Medio Oriente, tra cui Pakistan, Egitto, Libano, Giordania, Kuwait, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti, dove più di 384.000 muoiono prematuramente ogni anno a causa del consumo di tabacco. I mezzi ideali per ridurre questo onere, sostengono gli autori dello studio, sono i prodotti di riduzione del danno che utilizzano la nicotina senza i sottoprodotti mortali che causano malattie. Sigarette elettroniche, riscaldatori, snus, buste di nicotina e shisha senza carbone stanno rapidamente guadagnando terreno tra i consumatori del Medio Oriente e sono notevolmente più sicuri del fumo, aggiungono gli studiosi, tuttavia, queste innovazioni non sono state ancora adottate dai medici e dai governi come mezzo per ridurre le morti premature. Quindi i consigli ai governi mediorientali: educare i medici a comunicare i benefici delle terapie di riduzione del danno ai pazienti in tutti gli incontri clinici, contrastare la disinformazione sulla nicotina, rivedere le normative per migliorare l’accesso a tali prodotti, incoraggiare i leader religiosi a guidare le loro comunità a smettere di fumare e a sostenere la riduzione dei danni del tabacco.

Gran BretagnaSu Harm Reduction Journal studio smentisce teoria del gateway effect
Comparirà fra poche settimane sulle pagine dell’autorevole rivista britannica Harm Reduction Journal uno studio che conferma tutti i dubbi legati alla cosiddetta teoria gateway, la tesi cioè secondo cui il vaping costituisce la porta d’ingresso per i giovani verso il fumo. L’e-cig come primo stadio, la sigaretta combustibile come secondo, inevitabile e molto più dannoso passo. il titolo della ricerca è scientifico, neutrale: “The “Gateway” hypothesis: evaluation of evidence and alternative explanations”. Autrice: Arielle Selya, già accademica e oggi consulente di salute pubblica per Pinney Associates e per il Coehar di Catania. Nello studio di parte dal riconoscimento chiaro del ruolo della sigaretta elettronica nelle terapie di disassuefazione dal tabacco dei fumatori adulti. Un punto fermo della ricerca scientifica, non ancora accettato dalla pubblicistica generalista che si alimenta di sensazionalismo e disinformazione (talvolta supportata da azioni di lobbying). Ma è sulla teoria Gateway, che spinge torme di legislatori a sfornare limiti e divieti in nome della salvezza dei giovani, che Selya appunta la sua analisi, fornendo spiegazioni alternative e diversi tipi di prove a loro sostegno. La spiegazione principale è individuata nella cosiddetta “common liability”, la responsabilità comune, cioè a una tendenza a usare prodotti con nicotina dovuta a fattori di rischio preesistenti. Una spiegazione che trova conferma nei dati sulla popolazione, i quali mostrano che il fumo di sigaretta è diminuito molto più rapidamente da quando si sono diffuse le sigarette elettroniche. “Le prove offerte a sostegno dell’ipotesi gateway  non dimostrano che l’uso delle sigarette elettroniche induce i giovani al fumo”, scrive l’autrice, “al contrario, è più convincente l’interpretazione secondo cui questi dati derivino da una tendenza comune all’uso sia delle e-cig che delle sigarette”. Più dettagli sul valore di tale studio nell’approfondimento di Sigmagazine.

La tesi del gateway non dimostra che l’e-cig spinge i giovani al fumo

 

SvizzeraMozione al governo per bandire monouso approvata dal Consiglio nazionale
Il Consiglio nazionale svizzero ha approvato in settimana una mozione che spinge il governo a vietare la vendita di vaporizzatori usa e getta. Nel dettaglio, l’atto parlamentare chiede di modificare la legge federale sui prodotti del tabacco e le sigarette elettroniche per vietare la vendita dei prodotti monouso. Il divieto non riguarderebbe quindi le “e-cig” ricaricabili. Nel 2022 nella Confederazione sono state importate circa 10 milioni di questo tipo di e-cig. Christophe Clivaz, deputato dei Verdi e firmatario della mozione, ha inoltre ha lamentato l’impatto ambientale delle monouso smaltite in modo improprio, aggiungendo che gli sforzi di smaltimento costano milioni. Per Clivaz, dubbi anche sul piano della salute, perché a suo avviso gli studi sugli effetti del vaping non sono ancora sufficientemente avanzati per escludere rischi per i consumatori: “Colorate e attrattive, con aromi zuccherati al sapore di frutta, sono rivolte ai giovani, ma sono bombe di nicotina”, ha affermato Clivaz. Prima di arrivare al governo, la proposta deve passare il vaglio della seconda camera parlamentare, il Consiglio degli Stati.

Stati UnitiSenatori criticano Fda e Doj per fallimento contrasto a contrabbando e-cig cinesi
Forti critiche da parte dei senatori statunitensi nei confronti dei massimi funzionari sanitari e delle forze dell’ordine per il loro fallimento nel domare il mercato illecito delle sigarette elettroniche, in rapida crescita. Durante un’udienza, i legislatori della Commissione Giustizia del Senato hanno infatti interrogato i funzionari della Food and Drug Administration (Fda) e del Dipartimento di Giustizia (Doj) sui tentativi di gestire il mercato illegale dello svapo, che è cresciuto fino a includere migliaia di sigarette elettroniche aromatizzate ma non autorizzate importate dalla Cina. “Semplicemente non capisco come la Fda e il Doj abbiano permesso che migliaia di prodotti rimanessero sugli scaffali dei negozi quando i loro produttori non hanno ricevuto l’autorizzazione o, in alcuni casi, non hanno nemmeno presentato una domanda“, ha affermato il presidente della Commissione, Dick Durbin. Proprio di recente sia il Dipartimento di Giustizia che la Food and Drug Administration hanno istituito una task force federale proprio per combattere la distribuzione e la vendita di prodotti di svapo illegali. “La lotta contro le sigarette elettroniche illegali è una sfida multipla che necessita di una risposta su più fronti”, aveva affermato Brian King, direttore del Centro per i prodotti del tabacco della Fda.

AustraliaMilioni di dollari dei contribuenti per una campagna di disinformazione
L’Australia persegue sulla strada di ostacolo al vaping. Il governo ha annunciato che 63,4 milioni di dollari australiani (pari a poco più di 38 milioni di euro) saranno investiti in campagne pubblicitarie per aumentare la consapevolezza pubblica sui pericoli del fumo e dell’uso delle sigarette elettroniche. Un’equiparazione smentita dalla ricerca scientifica, ma che non impedisce al governo australiano di impegnare soldi dei contribuenti per propagandare disinformazione. La campagna sarà condotta in televisione, radio e social media, tra cui anche la piattaforma cinese TikTok.

VietnamMinisteri si spalleggiano a vicenda per bandire le sigarette elettroniche sulla base di rapporti politici
Il ministero dell’Industria e del Commercio del Vietnam ha chiesto al governo di interrompere la revisione della proposta di legge sulla regolamentazione delle sigarette elettroniche dopo che il ministero della Sanità ha pubblicato un rapporto che evidenzierebbe i loro effetti negativi. Insomma, i ministri se la suonano e se la cantano fra di loro, utilizzando fonti interne che contraddicono la letteratura scientifica internazionale. “Il ministero dell’Industria e del Commercio sostiene la modifica della legge per vietare le sigarette elettroniche poiché il ministero della Salute ha affermato che sono dannose”, ha detto ai legislatori il titolare del dicastero Nguyen Hong Dien, come riportato dalla testata The VN Express. Secondo i dati ufficiali, la percentuale di vietnamiti di età compresa tra 13 e 15 anni che utilizzano sigarette elettroniche è aumentata dal 3,5% nel 2022 all’8% nel 2023 (fonti governative vietnamite). Per lo stesso periodo non sono disponibili dati sul tasso di fumatori. Gli ultimi attendibili, recuperati sul sito dell’agenzia federale tedesca Destatis, si fermano al 2020, e riportano una quota altissima del 47,4%, in lieve discesa di 2 punti percentuali nei cinque anni precedenti, in parallelo alla diffusione del vaping. Resta comunque una quota troppo elevata per non provare a sperimentare soluzioni alternative di riduzione del danno, invece che affidarsi a rapporti “politici”.

Articoli correlati