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Sigarette elettroniche e social network, presto un’altra stretta sui contenuti

Grazie ad alcuni stratagemmi lessicali, i venditori riescono a bypassare gli algoritmi di controllo, entrando così in contatto anche con acquirenti minorenni.

Un recente studio pubblicato su Nicotine and Tobacco Research mostra che la pubblicità e la vendita di prodotti del vaping sono frequenti su TikTok, la piattaforma di condivisione video molto popolare tra gli adolescenti. Gli utenti che promuovono questi articoli spesso utilizzano hashtag e informazioni riferiti a lucida labbra o caramelle per mascherare la vendita di sigarette elettronica usa e getta. Un fenomeno in forte crescita soprattutto negli Stati Uniti dove il 57% degli studenti ha dichiarato di aver utilizzato almeno una volta la monouso e provato ad acquistarla tramite canali non convenzionali.
E sono i social media gli strumenti maggiormente utilizzati per avviare e concludere le trattative di vendita. Nel 2023, il 63% delle persone tra i 13 e i 17 anni ha riferito di utilizzare TikTok. Nel settembre 2023, i ricercatori hanno visionato 475 video brevi in lingua inglese e identificato gli hashtag più popolari utilizzati per palare di sigarette elettroniche. Li hanno poi ristretti, selezionando solo quelli usati per promuovere la vendita e hanno notato che un piccolissimo cambio di lettera consentiva di eludere l’algoritmo di controllo, scoprendo che il 50,4% dei video pubblicizzava marchi popolari e il 45% includeva anche prodotti a base di cannabis. I video indirizzavano i clienti ad altre piattaforme di social media, il più delle volte (57,5%) Instagram e Telegram, per concludere la transazione di acquisto.
Lo studio ha indicato che i venditori, siano essi individui o aziende, spesso eludono le restrizioni legali camuffando le confezioni così da far sembrare che si stia comprando un oggetto destinato ai giovani, come trucchi oppure caramelle, ciglia finte o piccoli giocattoli.  Tra i video pubblicati sulla vendita di prodotti per lo svapo su TikTok, quasi la metà (45,2%) non richiedeva la verifica dell’età dell’acquirente. Nessun video indicava che i clienti dovevano fornire un documento d’identità per l’acquisto o la firma per l’accettazione della consegna della spedizione.
Dopo le restrizioni già promosse da Facebook e YouTube, nelle prossime settimane anche gli altri social network potrebbero dunque attivare una task force umana a supporto dell’algoritmo per monitorare con più efficacia le pubblicazioni con contenuti non adatti ai minori.

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