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La filiera della sigaretta elettronica anima gli Stati generali di Adm

Nel corso della sessione dedicata ai prodotti di nuova generazione alla presenza di autorità e stakeholder, tra conferme e nuove richieste, un solo "nemico in comune": l'illegalità online.

Una giornata storica per il comparto italiano della sigaretta elettronica e degli strumenti a rischio ridotto. Per la prima volta è stato accolto a testa alta nell’ambito di una iniziativa istituzionale dell’Agenzia delle dogane e monopoli, l’ente preposto all’attività di regolazione normativa e controllo del mercato.
Gli Stati generali di Adm, d’altronde, non avrebbero potuto non tenere conto degli attori associativi e imprenditoriali della filiera ma, alla luce anche degli eventi passati quando invece vennero ignorati dall’allora governance, nulla poteva darsi per scontato. L’impressione è che i vertici dell’agenzia (nelle principali figure del direttore generale Alesse e del direttore ufficio accise Liberatore), sin da subito, abbiano voluto scrollarsi di dosso una immagine che negli ultimi anni è parsa focalizzata sul concetto divisivo di “uno per tutti” versus l’attuale e più coinvolgente “tutti per uno”. Dove “uno” sta a rappresentare l’agenzia stessa.
Ad introdurre i lavori è stato naturalmente il direttore generale Roberto Alesse che ha esposto alcuni dati complessivi del settore dei tabacchi, soprattutto sul fronte dei consumi. “Negli ultimi quattro anni sono cambiate le abitudini dei consumatori – ha spiegato – il tabacco tradizionale è diminuito a favore dei prodotti senza combustione. Il più grande incremento si registra per il tabacco riscaldato che è salito del 18 per cento mentre la sigaretta elettronica è stata scelta dal 5 per cento dei fumatori. Complessivamente i prodotti del tabacco garantiscono ogni anno all’erario 15 miliardi di euro”. Poi, un accenno ai principali pericoli: contrabbando e acquisti sul web. “L’online – ha continuato Alesse –  ha ormai assunto una dimensione transnazionale. Il web e i social rappresentano zone a rischio per la salute dei consumatori, soprattutto i più giovani”. In quest’ottica deve essere letta la riforma che probabilmente entro fine anno colpirà il mercato con il divieto di vendita online dei prodotti del vaping. Due ipotesi al vaglio: il divieto tout court di tutti i prodotti con contrassegno fiscale oppure, formula più permissiva, dei soli liquidi contenenti nicotina.
E proprio la vendita sul web, con l’auspicio di un rapido divieto, è stato il filo conduttore degli interventi che si sono succeduti. L’unica voce fuori dal coro è stata quella di Rocco Busiello, rappresentante dell’associazione italiana vapore elettronico (Aive). “Già oggi le regole esistono – ha puntualizzato – i siti autorizzati dall’Agenzia devono sottostare a una serie di norme volte proprio alla tutela dei consumatori e dei più giovani. Bisogna, ad esempio, verificare l’età dell’acquirente tramite un documento di identità; occorre essere in regola con l’autorizzazione per la gestione di un deposito fiscale, una cosa che comporta molti oneri a carico dell’impresa; bisogna inviare il rendiconto quindicinale delle vendite e degli acquisti. Il problema, semmai, sono le forme non convenzionali di vendita sul web, come ad esempio i gruppi e le pagine social. La via più semplice è vietare tutto ma in questo modo si metterebbero a rischio migliaia di famiglie che, necessariamente, perderanno il posto di lavoro. Senza dimenticare l’altra faccia della medaglia: le persone non smetteranno di comprare sul web e potranno però affidarsi soltanto ai canali illegali, fomentando così evasione fiscale e contrabbando”.
La categoria dei negozianti su strada è stata rappresentata da Antonella Panuzzo, presidente di UniEcig, entrando nel merito dell’ultima novità normativa: la tassazione degli aromi e degli scomposti. Da una parte, ha spiegato, la maggioranza dei rivenditori specializzati ha accolto positivamente la nuova normativa perchè rende più facile e veloce distinguere, anche visivamente, i prodotti assoggettati a controlli di conformità e autorizzazione alla vendita ma “d’altra parte, tale novità, comporta un ulteriore aumento dei costi e, al fine di bilanciare questo effetto negativo, occorrerebbero azioni e strumenti a sostegno di una maggiore redditività per i negozi specializzati, altrimenti si avrebbero solamente gravi perdite dal punto di vista economico. Con l’aumento delle tasse, cresce anche il rischio che i prodotti illegali invadano il mercato, compromettendo la sicurezza dei consumatori e danneggiando gli affari dei commercianti onesti. In questo contesto, è essenziale che tutti i prodotti disponibili, sia nei negozi fisici che online, siano conformi e riportino il contrassegno di Stato entro il 31 ottobre, data ultima per smaltire le scorte di prodotti in giacenza. C’è anche una preoccupazione crescente riguardo alle implicazioni future. Ogni anno, con le nuove leggi di bilancio, assistiamo a continui aumenti delle tasse e c’è il timore che anche la tassazione sugli aromi possa subire ingenti incrementi annuali. Questo potrebbe rendere i prodotti sempre più onerosi e non sostenibili per i consumatori, con il rischio di ridurre la domanda, mettendo in serie difficoltà i rivenditori e favorire così il proliferare del mercato nero”.
Umberto Roccatti, presidente di Anafe, associazione dei produttori e distributori, ha aggiunto che anche un’eventuale introduzione divieto dei liquidi aromatizzati fomenterebbe il contrabbando.  “I flavour hanno infatti la funzione essenziale e trasversale di agevolare il consumatore ad allontanarsi dalle sigarette tradizionali e rendono più efficace la fruibilità dei liquidi da inalazione per i consumatori. E ha aggiunto: “In Italia disponiamo di un sistema normativo efficace e sostenibile, sebbene sia migliorabile. Auspichiamo che, in linea con l’attuale assetto, si evitino decisioni fiscali che potrebbero ripetere errori del passato. L’attuale regime autorizzativo ha oltretutto permesso di implementare un efficace sistema di controllo per proteggere i minori, che acquistano quasi esclusivamente da siti internet non autorizzati. A tal riguardo, ricordo che il settore e l’associazione sono in prima linea nel richiedere controlli ancora più rigorosi e un enforcement importante”.
Un punto di vista interessante, anche se spesso dimenticato, lo ha poi portato Mosè Giacomello, fondatore e presidente di Vapitaly, la fiera internazionale della sigaretta elettronica. “I cambiamenti normativi di questi anni hanno generato un’evoluzione delle fiere di settore: sempre meno rivolte alla vendita, sempre più vetrine dell’evoluzione di un prodotto che sta cambiando. Cambia quindi il mercato fieristico, con sempre meno eventi del modello “mostra-mercato” e sempre più eventi “qualificati”. Ma soprattutto eventi dove l’informazione è a tutto tondo: sui prodotti, sulla normativa, sulla salute, sulle sfide di un mercato in continua evoluzione. Oltre agli operatori, anche un pubblico più generalista frequenta questi eventi.

Luigi Liberatore, direttore ufficio accise Adm

Ovviamente troviamo al primo posto la possibilità di vedere e conoscere prodotti che non trova nel negozio o nella tabaccheria sotto casa. C’è poi chi è interessato ad aprire una attività nel settore e desidera approfondire meglio, cosa questo significa o contattare le reti di franchising. La fiera di settore è anche una opportunità per le aziende estere che desiderano proporre i loro prodotti al mercato italiano, di contattare potenziali importatori/distributori. Di fatto possiamo affermare che la fiera rappresenta il miglior canale “controllato” per fare ciò”.
Luigi Liberatore, direttore dell’Ufficio accise di Adm e ospite della sessione, in conclusione ha rimarcato la volontà dell’agenzia di porsi come attore attivo della filiera ma soprattutto in grado di ascoltare e rispondere alle esigenze emerse. “Sempre nell’ottica della trasparenza, come dimostra l’agenda pubblica che chiunque può vedere in cui sono riportati tutti gli incontri e le tematiche che di colta in volta vengono affrontate tra noi e gli stakeholder che chiedono di incontrarci”. Si è poi lasciato andare a una considerazione personale. “Abbiamo accettato la richiesta dell’industria di tassare gli aromi e adesso dobbiamo fare fronte a decine di migliaia di prodotti da autorizzare e registrare. Occorre un periodo di transizione, e di conseguente pazienza, in cui potremo smaltire tutte le richieste”.

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