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Tabaccai chiedono la vendita esclusiva di tutti i prodotti con nicotina

L'audizione alla Camera delle associazioni a tutela delle rivendite di generi di monopolio. Stop al Pos e aumento degli aggi tra le priorità comuni ma la Fit chiama in causa anche la sigaretta elettronica.

Rivedere al rialzo gli aggi, togliere l’obbligo della moneta elettronica ma, soprattutto, vietare la vendita sul web dei prodotti da inalazione con nicotina. Sono le richieste delle tre associazioni dei tabaccai audite questo pomeriggio in commissione Finanze della Camera dei Deputati presieduta da Marco Osnato (FdI). Ma c’è di più. Mario Antonelli (presidente Fit) ha addirittura proposto, “a tutela dell’intera rete vendita” di “garantire alle tabaccherie l’esclusività della vendita dei prodotti con nicotina”.
Gli interventi rientrano nell’indagine conoscitiva sulla fiscalità e sul regime concessorio per la vendita al dettaglio dei prodotti del tabacco e dei prodotti da fumo di nuova generazione. Prossimamente, ma necessariamente entro la fine di dicembre, saranno ascoltanti anche i rappresentanti delle associazioni delle sigarette elettroniche e stakeholder ritenuti autorevoli. Occasione d’oro per far emergere la grande differenza tra esercizi che operano in libero mercato e rivendite soggette a concessione dello Stato.
I lavori sono stati aperti da Demetrio Cuzzola, direttore nazionale dell’Unione italiana tabaccai. “La situazione delle tabaccherie è in una fase tristemente discendente. Gli ultimi dati dicono che dai 120 milioni di chili di tabacchi venduti, in quindici anni si è scesi a poco più di 61 milioni. Con una conseguente netta diminuzione degli eventuali utili da prodotti diversi dai tabacchi lavorati. Il reddito del tabaccaio è legato prevalentemente sull’aggio dei prodotti lavorati e non, che corrisponde al 10% lordo sul prezzo di vendita. Una percentuale stabile dal 1993. Sul gioco, invece, è addirittura scesa: dall’iniziale 10% si è oggi all’8%. Il reddito pro capite di una concessione è di circa 1300 euro mensili. Il tabaccaio, di conseguenza, ha pensato bene di diversificare il servizio, come pagamento bollettino postale, ricariche telefoniche, eccetera, ma tutto questo è stabilito tramite contratti ad personam, ovviamente con ricavi risicati rispetto alle spese da affrontare. Inoltre il Pos obbligatorio ci impone un costo delle transazioni che va a togliere un ulteriore 1% dall’aggio. Le tabaccherie, a differenza di altri esercizi commerciali, non possono spalmare il costo perché i prodotti venduti hanno un prezzo fisso” In conclusione, la Uit ha chiesto restrizioni sulle sigarette elettroniche. “In Europa manca un riferimento normativo sul mercato. L’approvvigionamento europeo e extraeuropeo è semplice e ha visto il nascere in modo esponenziali siti online che dovrebbero invece essere vietati”. Poi, un accenno alle usa e getta, con una proposta più che ragionevole: “L’obbligo di smaltire Raee superiori a 25 centimetri è solo per i negozi di superficie superiore ai 400 metri quadrati. Allora, visto che le sigarette elettroniche sono più piccole, perché non adeguarle e assimilarle a pile e batterie, affidando così ai Comuni la raccolta e smaltimento?”.
La parola è poi passata a Gianfranco Labib Boughdady, presidente Assotabaccai. “Gli aggi sono fermi da oltre 30 anni, anzi nell’ultimo decennio quelli sui giochi sono scesi di 2 punti. Ma negli ultimi trent’anni nostre spese aumentate. Inoltre, le politiche e le campagne antitabagiche hanno allontanato tantissime persone dalla tabaccheria, con conseguente diminuzione anche di vendite di prodotti accessori. A questo bisogna aggiungere la difficoltà di reperire personale disponibile a lavorare in tabaccheria. La normativa non ci permettere di assumere cittadini che non siano della comunità europea. Credo che questo leda i diritti dei cittadini di etnie diverse che sono legalmente residenti sul territorio nazionale”. Circa la moneta elettronica, “chiediamo di rivedere l’obbligo o togliendolo per i soli prodotti a aggio fisso oppure garantendoci un credito di imposta pari al 100 per cento delle spese sulle transazioni elettroniche”.
L’ultima parola è spettata alla Fit, nella persona del presidente Antonelli che, dopo aver illustrato i numeri (“Siamo la principale associazione con oltre 48 mila tabaccherie rappresentate”) ha sparato la bomba. “Tutti i prodotti con nicotina devono essere venduti solo nelle tabaccherie perché è interesse dell’erario e della salute dei consumatori. Il mercato illegale di tabacco vale circa 1 miliardo di euro. Mancano quindi nelle nostre reti 120 milioni di euro. La tutela delle tabaccherie passa dalla possibilità esclusiva di vendere prodotti con nicotina, anche dando attuazione al divieto di vendita online. In sintesi chiediamo di combattere le vendite illegali e garantire aggi più alti”.
Sarà deciso probabilmente domani il calendario delle prossime audizioni che dovrebbero riguardare l’associazione dei rivenditori di sigarette elettroniche (Uniecig), dei produttori e distributori (anafe) e dei negozi online (Aive).

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