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Tassa sugli aromi, lettere anonime e “interessenza con i poteri forti”

Pubblichiamo ampi stralci della raccomandata intimidatoria e senza mittente inviata anche alla nostra casa editrice.

Prima o poi doveva accadere. Dopo dieci anni di attività finalmente anche la nostra redazione può vantare di avere ricevuto una lettera intimidatoria anonima. Una medaglia che appuntiamo orgogliosamente al petto e che si aggiunge a tutte quelle che ricordano le minacce di querele, naturalmente mai depositate.
Ma andiamo con ordine. Questa mattina, dalla sede legale della casa editrice di Best Edizioni, ci è pervenuta una raccomandata destinata anche ad altri attori del comparto della sigaretta elettronica e a una serie di istituzioni e autorità di controllo, tra cui genericamente Guardia di finanza, Agenzia delle dogane e monopoli, Procura della Repubblica. Già questo è stato sufficiente a insospettirci. Cioè, non solo si vorrebbe essere presi sul serio nonostante la forma anonima ma addirittura non si scrive neppure il destinatario lasciando l’onere della consegna alla bontà e alla fantasia del portiere o centralinista di turno.
Procediamo quindi con la lettura delle sei pagine della missiva che vuole “dar voce a tante piccole e medie aziende che da anni operano nel settore della sigaretta elettronica e subiscono continue vessazioni da parte di coloro che occupano o hanno contatti con poteri politici forti e decidono tramite Anafe (l’associazione dei produttori e distributori di sigarette elettroniche, ndr) le sorti di chicchessia, violando le regole di mercato e della libera concorrenza”. E vabbè, detta così ci può stare, nel senso che da che mondo e mondo le associazioni esistono per tutelare gli interessi dei propri soci. Siano da esempio anche Uniecig per la tutela dei negozi su strada o Aive per quelli online. Ma questa cosa, il mittente non la condivide. Nel senso che secondo lui “dovrebbe salvaguardare ed intervenire a tutela delle aziende operanti nel settore, applicando e facendo applicare le norme di legge per Io sviluppo del mercato in maniera trasparente ed ugualitaria sia in Italia che all’estero”. Come se l’Aci dovesse, a prescindere, garantire il trasporto d’emergenza gratuito per tutti gli automobilisti in panne. E vabbè…
Ma andiamo avanti, anche perché il nocciolo della questione tarda ad arrivare e tra frasi incidentali, parentesi e maiuscole a go-go non è semplice seguire il filo logico del ragionamento. Premettendo che ometteremo gli stralci della lettera che a nostro giudizio sono diffamatori (ad esempio i molti riferimenti a titolari di aziende accusati di avere “cointeressenze (a proposito, ricordatevi questa parola, tornerà anche in seguito, ndr) con personaggi politici di rilievo, spinge Io Stato e Adm — Agenzia delle Dogane e Monopoli — quindi organo preposto ai controlli — a creare leggi e/o sistemi normativi che si inceppano in grovigli burocratici” per impedire “alle piccole aziende di operare e produrre. I big — al contrario — sono già pronti e preparati nelle modifiche da approntare. Lavorano tranquillamente con grosse entrate economiche, approfittando del fermo delle altre aziende produttrici”. Il riferimento è all’introduzione della tassa sugli aromi che dal prossimo novembre sarà pienamente operativa.
Secondo l’anonimo mittente, l’operazione sarebbe nata quando “in occasione del Vapitaly 2023 la Guardia di Finanza effettuò un grosso sequestro per un’azienda (Vaporoso) operante on line creando nel settore allarmismo e terrore. In quell’occasione Anafe si radunò e si organizzò spingendo, poi, il parlamento (tramite la Lega) a presentare una proposta di Iegge avente ad oggetto la tassazione di tutti gli aromi non nicotinizzati. Come per magia, a dicembre 2023, nella nuova finanziaria il parlamento approva la riforma legislativa e tassa tutti gli aromi. Tutte le aziende devono diventare depositi fiscali e con 3 direttoriali Adm (da aprile 2024) stabilisce che entro il 31 luglio 2024 tutti gli aromi devono essere registrati nel portale ed avere un PLA per poter essere commercializzati”.
Le inesattezze sono tante. Durante la fiera non avvenne alcun sequestro, tanto che l’azienda citata non era neppure presente come espositore. L’operazione avvenne una decina di giorni prima, come è facilmente verificabile consultando l’archivio dei nostri articoli. E sempre dall’archivio dei nostri articoli, si possono ritrovare le parole di Gianluca Giorgetti (vicepresidente Anafe) in risposta a una intervista fatta dalla nostra testata ad agosto del 2021, pubblicata sulla rivista cartacea a settembre 2021 e online il 5 ottobre 2021. In particolare, alla domanda “Il prossimo fronte su cui sarete impegnati?” non ebbe esitazioni a rispondere: “Regolamentare la produzione e la vendita degli aromi”. E alla successiva, “Regolamentati significa tassati?”, fu ancora più diretto: “Regolamentati significa anche tassati. Magari poco ma devono essere tassati per poter essere controllati anche a tutela del consumatore”.
Risposte date nell’estate del 2021. E ribadite con forza anche in una seconda intervista effettuata a dicembre 2022 e pubblicata sia sulla rivista cartacea che online a gennaio 2023. “Anche gli aromi e gli scomposti dovrebbero sottostare alle stesse regole e verifiche di controllo dei liquidi pronti – diceva Gianluca Giorgetti – Dovrebbero, cioè, essere notificati al Ministero della salute, ottenere un codice da Adm, essere dotati di contrassegno fiscale in confezione. La nostra idea è avere una imposta su tutto. Minima ma su tutto. La discriminante è la destinazione d’uso. Non dimentichiamo che anche gli scomposti vengono assorbiti nell’organismo. Perché dare garanzie solo sui liquidi pronti e non anche sugli aromi che li compongono? Per l’anno prossimo riproveremo a far regolamentare gli aromi”. La mia personale perplessità sulla scelta l’ho espressa in vari editoriali (strumento che consente al giornalista di esprimere un’opinione) in apertura di rivista cartacea. Ma il ruolo principe di un giornale è dare notizie: la notizia in quelle due interviste c’era ed era una bomba. Non è un nostro problema se, caro scrivente anonimo, invece di attivarti per disinnescarla hai aspettato che esplodesse. Il nostro ruolo è scrivere, però leggere – e comprendere – spetta a te.
La missiva lamenta poi un ritardo di Adm nell’assegnazione dei codici univoci degli aromi. “I big del settore, al contrario, già hanno codici registrati, già sono fascettate con etichette a norma. Questa è par condicio? Le nostre aziende, con dipendenti e macchinari in leasing, chiudono in attesa di sbloccare i grovigli burocratici, mentre [omissis], [omissis] etc. già dal mese di maggio hanno i liquidi belli e pronti con fascette verde ed etichette a norma! Tutto ciò è facilmente dimostrabile. Basta vedere in che data queste aziende hanno ottenuto i Pla”.
Posto che la par condicio si applica in ambito giuridico (uguaglianza di trattamento dei creditori di uno stesso debitore) o politico (parità di accesso dei partiti politici ai mezzi di comunicazione durante la campagna elettorale), non entriamo nel merito della calendarizzazione dei codici di Adm perché non ci compete. Ma anche qui potrebbero venire in soccorso le parole del direttore generale Accise in occasione degli Stati generale di Adm: “Siamo letteralmente sommersi di richieste, sul mercato ci sono decine di migliaia di prodotti e noi in ufficio siamo in tre”. Però, secondo la ricostruzione dell’anonimo mittente, sarebbe Anafe a gestire il mercato “con una attività di mobbing selvaggio e scorretto. Utilizza — tramite la Lega — il governo e Adm” mentre “i big, al contrario, già da mesi hanno programmato e pianificato la tassazione per gli aromi senza nicotina e scomposti. A maggio 2024 già avevano aromi bollinati e pronti secondo le nuove prescrizioni normative. Quale disagio hanno avuto? Nessuno! Anzi si sono organizzati per tempo e oggi commercializzano mentre gli altri operatori non hanno ancora i codici. Le sorti di un intero settore sono gestite da strateghi che monopolizzano completamente le vendite. Si arricchiscono a danno di tanti imprenditori che da buon padri di famiglia cercano di far il Ioro dovere, però si devono fermare in quanto inceppati ed ingarbugliati nella burocrazia legislativa che seppur doveva essere applicata, non doveva avvenire in solo 120 giorni”.
Sfogo comprensibile. Ma a questo punto la domanda, citando Lubrano, sorge spontanea: cosa c’entriamo noi di Sigmagazine in tutto questo. O forse non c’entriamo visto che è indirizzata alla casa editrice, magari – ci siamo chiesti – vorrà utilizzare i nostri servizi di traduzione per mandare la lettera anche alla Commissione europea in tutte le lingue rappresentate? Attendiamo con curiosità la lista delle richieste che, infatti, dopo qualche riga arrivano puntualmente: “Chiediamo un intervento alle Forze dell’ordine coinvolte. Chiediamo che venga rispettata la legge della libera concorrenza. Chiediamo di aprire indagini dirette a verificare l’uso indiscriminato e selvaggio dei contatti politici e chiediamo espressamente aII’antitrust se sono state rispettate le leggi nella tassazione degli aromi privi di nicotina oppure se già i big Anafe avevano i liquidi tassellati e pronti, considerato che i direttoriali sono stati pubblicati in aprile 2024 e i big già nel mese di maggio 2024 avevano aromi registrati e conformi alla legge”.
Continuiamo a non capire. Ma poi l’occhio cade in basso, dopo qualche riga bianca c’è un post scriptum utilizzando un font di minore dimensione. Eccolo: “PS: la presente è rivolta anche alla rivista del settore. La sua mancata pubblicazione farà pensare la cointeressenza con i poteri forti”. Allora, caro amico mio, ti spieghiamo un po’ di cosette. Primo: se avessi omesso quella frase probabilmente avremmo pubblicato la lettera integralmente, segnalando la fonte anonima come deontologia impone, ma senza alcun commento di sorta. Secondo: nessuno può ordinarci cosa e come pubblicare qualcosa, figuriamoci uno che neppure ha il coraggio di identificarsi. Terzo: in tutto questo, chi sarebbero i poteri cosiddetti forti? Le aziende del vaping? Anafe? L’Agenzia delle dogane e monopoli? La Lega? Il parlamento? Il governo? L’Antitrust? Sii chiaro, per favore, sii diretto. Sai perchè dovresti essere chiaro su questo punto? Perché ci accusi di “interessenza (ricordate? la parola già usata anche sopra) con i poteri forti”. Ti copio come la Treccani definisce il termine “interessenza”: s. f. [der. di interesse, interessare]. – Partecipazione ai risultati di un affare o dell’intera gestione di una azienda altrui: avere, dare l’i. in un’impresa”.
Vedi, amico mio dal nome ignoto, quando si lanciano accuse bisognerebbe anche saperle sostenere. I millilitri di inchiostro che hai sprecato per scrivere quelle righe avresti potuto utilizzarli meglio, magari scrivendo il tuo nome, il tuo cognome, l’azienda per cui lavori. Solo in quel modo avresti potuto ergerti a paladino della legalità, della correttezza commerciale, della disambiguità burocratica. Facendo come hai fatto, invece, non solo ti sei coperto di ridicolo agli occhi di decine di portieri e uscieri e centralinisti pubblici che riceveranno la tua missiva e non sapranno a chi inoltrarla, ma hai ottenuto l’effetto contrario di quello che avresti voluto: hai dimostrato che le associazioni di categoria servono, eccome se servono, proprio per curare l’interesse degli associati. Che, a volte, può anche non coincidere con il tuo.

Ps. Il mio nome lo trovi prima del titolo, in alto a sinistra.

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