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Sigaretta elettronica, studio inglese rileva una forte riduzione del danno

“I nostri risultati preliminari indicano che la sigaretta elettronica è un mezzo efficace per smettere di fumare, inducendo dei cambiamenti positivi nei parametri psicometrici e nel bisogno di fumare”. A sostenerlo è il dottore Alexis Bailey della St. George University che sta conducendo uno studio osservazionale in stretta collaborazione con Public Health England e il principale tossicologo dell’istituzione britannica, Tim Marczylo. Lo studio si chiama SmokeFreeBrain e intende valutare cosa accade ai forti fumatori che passano alla sigaretta elettronica per 28 giorni. Il team di ricerca ha misurato diversi parametri, fra i quali quelli psicometrici, cardiovascolari, la qualità della vita, l’attività cerebrale e i biomarcatori della tossicità. Sono stati 31 i soggetti a portare a termine lo studio di Bailey e in tutti si sono riscontrati “sottili ma significativi cambiamenti nei parametri psicometrici e una notevole riduzione nei biomarcatori della tossicità”. In particolare passare dalla sigaretta di tabacco all’elettronica ha ridotto l’urgenza di fumare (il cosiddetto craving) e ha influenzato le aree del cervello associate alla dipendenza. È stata rilevato anche una significativa riduzione dell’esposizione alla nicotina e delle nitrosammine specifiche del tabacco. Proprio la diminuzione di questo biomarcatore della tossicità dimostra la notevole riduzione del danno che avviene passando dal fumo al vaping. Bailey ricorda comunque che le sigarette elettroniche non sono innocue e vanno comunque usate con prudenza. I risultati preliminari dello studio di Bailey sono stati resi noti nel Regno Unito in occasione del mese antifumo Stoptober, la campagna organizzata ogni anno dalle istituzioni della sanità pubblica e che, ancora una volta, punta fortemente sulla sigaretta elettronica come strumento di riduzione del danno.

Dall’Organizzazione mondiale di sanità una stretta sui riscaldatori di tabacco

Occorre approfondire la conoscenza sui prodotti di nuova generazione che riscaldano il tabacco. E, nel frattempo i Paesi membri della Convenzione quadro, non dovranno incentivarne la diffusione, né delle sigarettine di ricarica ma neanche del dispositivo elettronico. È in sintesi quanto emerge nel documento conclusivo del Cop8 di Ginevra, l’incontro ad alto livello tra organismi multilaterali e singoli Paesi. Nei prossimi due anni l’attenzione delle istituzioni dovrà quindi essere rivolta verso i riscaldatori di tabacco e gli effetti che possono provocare sulla salute. Le conclusioni saranno presentate al Cop9 che si terrà ad ottobre 2020 in Olanda. L’aspetto importante è che “l’invito” dell’Oms non riguarda soltanto le sigarettine contenenti tabacco ma anche il dispositivo elettronico, il vero e proprio riscaldatore. L’Oms dovrà quindi preparare, insieme a scienziati ed esperti anche della società civile, una “relazione completa sulla ricerca e le prove sui prodotti del tabacco nuovi ed emergenti, in particolare prodotti del tabacco riscaldato, per quanto riguarda il loro impatto sulla salute anche sui non consumatori” definendo “il loro potenziale di dipendenza, percezione, attrattiva e potenziale ruolo nell'avviare e smettere di fumare”. Dal punto di vista delle emissioni, occorrerà invece “esaminare i processi chimici e fisici che questi prodotti subiscono durante l'uso”. Nel caso in cui le modalità di rilevamento non siano idonee con quelle del tabacco tradizionali, bisognerà trovare “metodi adeguati” per effettuare la misurazione. In attesa dei risultati e della relazione definitiva, il segretariato della convenzione quadro sul tabacco invita i Paesi membri a “non favorire la diffusione”, “evitare che vengano fatte dichiarazioni sulla salute” o “pubblicità, promozioni e sponsorizzazioni” di tali prodotti. Potranno anche essere studiate apposite normative al fine di “regolare, limitare o vietare, a seconda dei casi, la fabbricazione, l'importazione, la distribuzione, la presentazione, la vendita e l'uso dei nuovi prodotti del tabacco”. Ed in conclusione, “l’invito” – che nel gergo diplomatico è pressoché sinonimo di obbligo -  “ad applicare le misure di cui sopra ai dispositivi progettati per il consumo di tali prodotti”. In parole povere, il dispositivo elettronico di riscaldamento.

Presa d’atto dell’Oms: la sigaretta elettronica non è un prodotto del tabacco

L'Organizzazione mondiale della Sanità ha deciso di non decidere. E per il momento va bene così. La sigaretta elettronica avrebbe infatti potuto essere inserita nella lista dei nuovi prodotti del tabacco e, di conseguenza, avrebbe dovuto sottostare a tutte le restrizioni previste dalle leggi nazionali e alle normative sovranazionali. In occasione dell'ottava Conferenza delle parti di Ginevra, invece, i delegati internazionali hanno rimandato ogni decisione al 2020, in occasione del Cop9 olandese. La Convenzione quadro sul tabacco mira a regolamentare e dettare le linee guida dal punto di vista della tutela della salute pubblica ai 181 Paesi aderenti. Il grande lavoro di diplomazia ma anche di interessi dei sostenitori della sigaretta elettronica al termine dei sei giorni è stato premiato. L'alternativa sarebbe stata che anche gli Ends, come sono definiti nella terminologia sanitaria gli strumenti elettronici di somministrazione della nicotina, potessero essere inseriti nel capitolo dei prodotti del tabacco. In considerazione della recente introduzione sul mercato e nella prospettiva di riduzione del danno, i delegati del Cop svizzero hanno preferito attendere ancora due anni prima di prendere una decisione che poi difficilmente potrà essere modificata. Al contrario, i cosiddetti riscaldatori sono stati considerati prodotti del tabacco - seppur in un capitolo diverso dal tabacco tradizionale - e per questo dovranno essere sottoposti a una serie di verifiche e ulteriori analisi nel corso dei prossimi ventiquattro mesi. Ricerche di laboratorio, indagini di consumo, misurazione delle emissioni, ma anche tavoli di lavoro e di confronto da organizzarsi in sede Oms a cui potrenno partecipare anche delegati esperti in rappresentanza della società civile. La nona conferenze delle parti si terrà in Olanda nel mese di ottobre del 2020. Probabilmente nell'agenda dei lavori a quel tempo entreranno anche i prodotti della canapa, cannabis light e cannabis a uso terapeutico, visti l'attenzione e l'interesse che le multinazionali del tabacco stanno dimostrando anche verso questi prodotti.

La sigaretta elettronica può essere utile nel periodo pre e post operatorio

Le sigarette elettroniche sono strumenti utilizzabili dai pazienti che devono smettere di fumare nel periodo perioperatorio, cioè in quei giorni che precedono e seguono un’operazione chirurgica. Per stabilirlo un team di ricercatori dell’Università della California, coordinato da Susan M. Lee, ha condotto una sperimentazione pilota randomizzata, paragonando sigarette elettroniche e cerotti alla nicotina. È noto che l’abitudine al fumo comporta delle complicazioni in fase operatoria e, visto l’emergere dell’ecig come strumento per smettere di fumare, i ricercatori hanno cercato di capire la loro efficacia e il loro grado di accettazione da parte dei pazienti. Come descritto nello studio E-cigarettes versus nicotine patches for perioperative smoking cessation: a pilot randomized trial, alcuni fumatori che dovevano subire un’operazione sono stati divisi a caso in due gruppi: a dieci di loro sono stati forniti cerotti alla nicotina, mentre altri venti hanno avuto una sigaretta elettronica. A tutti sono state date scorte per sei settimane con dosi che si riducevano progressivamente. Ai pazienti è stato anche fornito counseling psicologico. Giunti al giorno dell’operazione il tasso di cessazione del fumo – biologicamente verificato – era simile per entrambi i gruppi. Ma il volume espiratorio ed inspiratorio forzato in un secondo, misurato nella spirometria, era superiore nei pazienti che avevano utilizzato l’ecig. La soddisfazione nei confronti del prodotto utilizzato, invece, era simile in entramibi i gruppi. Dunque la sigaretta elettronica, secondo questo studio, è uno strumento che si potrebbe utilizzare per i pazienti nel periodo perioperatorio. Gli autori raccomandano ulteriori studi, anche per capire per qual motivo la spirometria dava risultati migliori per il gruppo che aveva usato l’ecig. “Forse perché quei pazienti partivano da una situazione peggiore – si ipotizza nello studio – o perché hanno ridotto maggiormente il fumo”.