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"Sigarette elettroniche e infarto: molto rumore per nulla"

Sta facendo molto rumore la ricerca statunitense secondo cui l'utilizzo della sigaretta elettronica causerebbe infarti e problemi cardiaci. Da più parti sono state sollevate obiezioni circa la scelta del campione e il metodo utilizzato. Sul Journal International de Médecine, tra gli organi di informazione specializzata sanitaria più autorevoli, è stato pubblicato un lungo articolo che riassume tutte le criticità dello studio americano e nelle conclusioni lo smentisce, dichiarandolo non affidabile. Tanto che il titolo è proprio: "Sigarette elettroniche e infarto: molto rumore per nulla?". "La ricerca - si legge sul JIM - genera pesanti critiche. Si tratta di un'indagine trasversale rigorosamente statunitense che rientra nel quadro delle National Health Interview Surveys, diffuse in tutto l'Atlantico. Due sondaggi basati su questionari sono stati condotti nel 2014 (n = 36.697) e nel 2016 (n = 33.028), con un totale di quasi 70mila partecipanti, un numero piuttosto impressionante. Tre categorie sono state distinte in base al consumo di sigarette elettroniche o convenzionali: (1) mai, (2) di volta in volta e (3) ogni giorno. I dati sono stati elaborati nel 2017 e 2018 utilizzando un semplice modello di regressione logistica che includeva: (1) variabili demografiche: età, sesso, indice di massa corporea (BMI); (2) fattori di rischio: ipertensione, diabete e ipercolesterolemia". Da questa analisi concisa vi sarebbe un'associazione significativa tra rischio giornaliero di svapo e di sviluppare cardiopatie. Non è stata trovata alcuna relazione così significativa tra il rischio in questione e il consumo passato (interrotto) o occasionale di sigarette elettroniche. D'altra parte, tale associazione esiste nei fumatori di sigarette convenzionali, sia che il consumo sia vecchio e interrotto (OR = 1,70, p <0,001) o occasionale (OR = 2,36, p <0,001). Le conclusioni della ricerca statunitense, in base a queste evidenze, vanno invece nella direzione di associare il vaping agli infarti. "Nulla di eclatante o veramente significativo - è la smentita di JIM - perché bisogna sottolineare che questo studio trasversale ha una portata necessariamente limitata e non è in alcun modo sinonimo di efficienza informativa o semplicemente di verità. Ad esempio, alcuni episodi cardiaci o infarti sul campione potrebbero essersi addirittura verificati prima che gli Usa mettessero la sigaretta elettronica sul mercato statunitense. Inoltre, il fatto che i vapers siano per lo più ex fumatori rende quasi impossibile distinguere ciò che sarebbe dovuto al fumo precedente o allo svapo".

Sigaretta elettronica compromette cellule polmonari? "Lo studio è inverosimile"

Sta facendo molto discutere uno studio pubblicato sulla rivista scientifica Thorax secondo cui le sostanze contenute all'interno dei liquidi di ricarica per sigarette elettroniche possono compromettere le funzioni immunitarie di alcune cellule che si trovano nei polmoni. A distanza di qualche giorno, arriva la risposta della comunità scientifica che sembrerebbe smontare i risultati evidenziati, soprattutto in relazione alla metodologia utilizzata che non riprodurrebbe condizioni verosimili. "Come è accaduto anche per altri studi - commenta Massimo Caruso docente dell’Università degli Studi di Catania ed esperto di asma e immunologia della Lega Italiana Anti Fumo - ci troviamo di nuovo di fronte all’impossibilità di tradurre i risultati di uno studio nella realtà dell’utilizzo quotidiano della sigaretta elettronica. La necessità di seguire protocolli standardizzati e ben definiti per la generazione del vapore risulta di nuovo evidente. L’esposizione per 24 ore al condensato del vapore di e-cig, ad esempio, è lontanissima dalla realtà perchè nessuno svapa ininterrottamente per 24 ore.  I macrofagi alveolari, inoltre, non sono cellule circolanti, bensì residenti nel tessuto polmonare e per avere una reale identificazione degli effetti del vapore di e-cig su di essi bisognava creare un modello di tessuto polmonare per esporli all’effetto diretto del vapore. Insomma - conclude Caruso - sebbene sia positivo l’uso di cellule umane normali, oltre a quelle tumorali, i dati di questo studio appaiono, a nostro avviso, clinicamente irrilevanti".

Nicotina o caffeina, cosa dà più dipendenza?

Una ricerca del professore svedese Karl Fagerstrom ha messo in relazione la dipendenza da caffeina e da nicotina su tutti gli strumenti di somministrazione (snus, sigarette, cerotti, sigarette elettroniche). Pochi studi sino ad ora avevano confrontato la dipendenza dei diversi prodotti del tabacco con il caffè. Un campione casuale di cittadini svedesi appartenenti a un gruppo Internet è stato contattato da settembre a ottobre 2017 per rispondere ad alcune domande sulle abitudini mattutine tra cio dopo quanto tempo bevono il caffè e hanno bisogno di assumere nicotina e in quale forma. Le risposte hanno evidenziato che il caffè viene bevuto entro trenta minuti dal risveglio, mentre la nicotina quasi subito sottoforma di snuf o sigaretta tradizionale. Tempi più lunghi invece per l'utilizzo della sigaretta elettronica. Nelle conslusioni di Fagerstrom risulta che "la dipendenza dalle sigarette tradizionali e dallo snus sembra essere relativamente simile. Poiché la prevalenza dell'uso di caffeina in tutte le forme è molto più prevalente della nicotina, ci potrebbero essere più persone nella società fortemente dipendenti dalla caffeina. L'implicazione è che i prodotti del tabacco danno verosimilmente più dipendenza del caffè, anche se potrebbero esserci più persone dipendenti dalla caffeina ma a causa della quasi nulla tossicità non è stata sollevata ancora alcuna critica scientifica". Chi utilizza la sigaretta elettronica, invece, ha affermato di utilizzarla dopo aver bevuto il caffè. Questo significherebbe che il fisico chiede la caffeina prima della nicotima somministrata da vaporizzatore personale e di conseguenza causa una dipendenza inferiore.

Le sigarette elettroniche non causano tumori alla bocca

Nuovi esempi di disinformazione arrivano dalla 96esima sessione dell’International Association for Dental Reseach (IADR), che si è tenuto a Londra dal 25 al 28 luglio scorsi. Qui il dottor Benjamin Chaffe dell’Università della California di San Francisco ha tenuto una “poster presentation”, che esaminava l’esposizione dalla nicotina e ai cancerogeni negli utilizzatori dei diversi prodotti del tabacco e negli utilizzatori duali (Nicotine and Carcinogen Exposure by Tobacco Product Type and Dual-Use). Autore, insieme a Chaffe, Neal Benowiz che nella dichiarazione di interessi a margine dello studio dichiara di far parte del comitato consultivo delle aziende farmaceutiche Pfizer e GlaxoSmithKline. I due hanno utilizzato i dati del Population Assessment of Tobacco and Health 2013-2014. Per ogni prodotto, spiega lo studio, è stato definito “uso recente” se questo era stato utilizzato nei tre giorni precedenti. I risultati per quanto riguarda la sigaretta elettronica sono in linea con quanto riscontrato da altri studi. “Gli utilizzatori esclusivi di sigarette elettroniche – si legge – sono stati esposti a livelli inferiori di NNN (4-pg / mg ) e NNAL (4-pg / mg ) rispetto a utilizzatori di altri prodotti, nonostante l'esposizione alla nicotina comparabile” In pratica per i vaper esclusivi l’esposizione alle nitrosamine cancerogene è molto basso. Una bellissima notizia. Lo studio continua poi spiegando che il 72 per cento degli svapatori però utilizza anche prodotti a tabacco combusto e questo fa sì che l’esposizone alle nitrosamine sia analoga a quella dei fumatori. Dunque, come già dimostrato da molte ricerche, l’utilizzo duale di ecig e sigarette vanifica i vantaggi del passaggio al vaping. Questo deve essere bastato allo IADR per diramare un comunicato dal titolo “L’uso della sigaretta elettronica e dei prodotti del tabacco legato a un aumento del rischio di cancro alla bocca”. Ma come, lo studio non diceva esattamente il contrario, cioè che utilizzando solo l’ecig l’esposizione alle sostanze cancerogene è molto bassa? A essere molto benevoli, si potrebbe commentare che la necessità di sintesi ha fatto una vittima eccellente: la verità. E quando si parla di salute, non è certo un peccato veniale. Molti scienziati hanno criticato la scelta comunicativa dello IADR. Ed Stevens della University of St Andrews parla senza messi termini di “titolo fuorviante”. Ancora più critico il professor Peter Hajek della Queen Mary University of London. “Il titolo di questo comunicato stampa contraddice i risultati dello studio. La ricerca non ha riscontrato nei vaper livelli di cancerogeni che potessero indicare un rischio di cancro. Il titolo avrebbe dovuto essere ‘I prodotti del tabacco ma non le sigarette elettroniche legate al rischio di cancro’”. Certo è che se anche le associazioni mediche giocano a confondere le acque, è difficile aspettarsi chiarezza dalla stampa.

Sigaretta elettronica, svapare ad alte temperature non causa danni

Svapare ad alte temperature non altera la funzione microvascolare dell’endotelio, né causa rigidità delle arterie o stress ossidativo. Questi effetti, spesso imputati alle alte temperature, sono invece da ricondurre esclusivamente alla presenza della nicotina. È quanto conclude uno studio pubblicato da Scientific Report, condotto da una équipe di ricercatori dell’Université Libre di Bruxelles coordinata da Martin Chaumont. Per la loro ricerca, intitolata “Differential Effects of E-cigarette on Microvascular Endothelial Function, Arterial Stiffness and Oxidative Stress: a Randomized Crossover Trial”, il team belga ha utilizzato la sperimentazione controllata randomizzata, ritenuta più affidabile rispetto ai test su cellule in vitro. In pratica reclutati 25 fumatori di tabacco occasionali in buona salute e con alta tollerabilità al vaping sono stati sottoposti a tre fasi: svapo con nicotina, svapo senza nicotina, svapo-placebo (cioè ripetevano le stesse operazioni con la sigaretta elettronica spenta). I partecipanti hanno effettuato 25 inspirazioni di 4 secondi con 30 secondi di intervallo fra l’una e l’atra utilizzando strumenti che si trovano normalmente in commercio. I device utilizzati (Smoke) erano settati a una potenza di 60 watt, mentre gli atomizzatori montavano coil da 04, ohm. La miscela svapata era composta da 50% di PG e 50% di glicerina di grado farmaceutico; la nicotina, quando aggiunta, era in concentrazione di 3 mg/ml. I risultati dello studio dimostrano che “in giovani fumatori di tabacco in salute l’esposizione alla vaporizzazione ad alte temperature di una miscela di PG/Glicerina di grado farmaceutico senza nicotina non alterava le funzioni microcircolatorie né la rigidità arteriosa o lo stresso ossidativo. Svapare la stessa miscela con la nicotina, invece, diminuiva le funzioni microcircolatorie dipendenti dall’endotelio, aumentava la rigidità arteriosa, provocava un aumento della pressione sanguigna, del battito cardiaco e della mieloperossidasi del plasma”. Insomma, lo studio di Chaumont, per quanto condotto su un campione limitato, assolve lo svapo ad alta temperatura da fenomeni riconducibili esclusivamente alla nicotina che, essendo un alcaloide, è nota per causare gli effetti riportati.

Sigaretta elettronica, vapore passivo scompare in pochi secondi

Un nuovo studio peer-reviewed, appena pubblicato sulla prestigiosa rivista specializzata Nicotine and Tobacco Research, si occupa del cosiddetto “vapore passivo”. Cioè della pericolosità che l’aerosol della sigaretta elettronica può avere per soggetti terzi. E ancora una volta prova che il vaping sprigiona goccioline liquide che evaporano entro pochi secondi, con un impatto trascurabile sulla qualità dell’aria anche negli ambienti chiusi. Lo studio, intitolato “Characterization of the Spatial and Temporal Dispersion Differences Between Exhaled E-Cigarette Mist and Cigarette Smoke”, è stato condotto da un team di ricercatori europei e da Fontem Ventures, il ramo di Imperial Brand che si occupa di sigarette elettroniche e ha messo a confronto le emissioni delle ecig e delle sigarette convenzionali. In pratica alcuni volontari hanno fumato e svapato in un ambiente chiuso a diverse distanze da un manichino riscaldato e in diverse condizioni di ventilazione. Poi sono state misurate la concentrazione e la distribuzione di grandezza delle particelle in prossimità del manichino. I risultati sono in linea con quelli riscontrati da studi precedenti. Per entrambi i prodotti, sigaretta elettronica e di tabacco, la concentrazione di particelle dopo ogni espirazione era nello stesso ordine di magnitudine. La differenza, però, è che nel caso dell’ecig la concentrazione di particelle tornava nel giro di secondi ai valori inziali. Con la sigaretta di tabacco, invece, la concentrazione aumentava con le espirazioni di fumo successive e tornava ai livelli iniziali solo dopo 30-45 minuti. Questa variazione temporale dipendeva dalla ventilazione della stanza, che era invece indifferente per le sigarette elettroniche. La misurazione delle dimensioni delle particelle, inoltre, ha dimostrato che quelle nell’aerosol delle ecig erano più piccole rispetto a quelle del fumo e quindi evaporavano quasi immediatamente, senza dover essere rimosse grazie alla ventilazione. Dunque, conclude lo studio, “esistono differenze significative fra le emissioni delle sigarette e elettroniche e di quelle convenzionali. Le particelle contenute nell’aerosol dell’ecig sono goccioline liquide che evaporano rapidamente; quelle del fumo convenzionale sono molto più stabili e permangono nell’ambiente”.

Gli effetti sulla salute legati alla sigaretta elettronica

Seppure sia solo da poco tempo direttore del centro di ricerca italiano per la riduzione del danno da fumo (Coehar), il professor Riccardo Polosa ha già attrezzato e rodato la macchina organizzativa e comunicativa. In medicina e nella ricerca è fondamentale riuscire a veicolare la informazioni in maniera corretta e raggiungere così il maggior numero di persone. Vanno proprio in questa direzione le diciassette slide riepilogative sugli effetti che il vaping ha e può avere sulla salute. Un lavoro di sintesi che non tradisce pregiudizi: i contenuti infatti sono oggettivi e riepilogano le maggiori evidenze scientifiche riscontrate sino ad oggi in particolar modo sul sistema respiratorio. Le conclusioni sono affidate ad un messaggio definito importante dagli stessi ricercatori: "Promuovere un ulteriore accesso alle ecigs può ridurre i rischi di patologie e ridurre i danni". Per consultare in maniera rapida e puntuale le 17 diapositive curate dal Coehar è sufficiente collegarsi al sito della Lega italiana antifumo.